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ASSOUTENTI

  INDAGINE SULLA FRUIZIONE DEL

"SERVIZIO SCUOLA"

DA PARTE DEGLI STUDENTI DELLE SUPERIORI

a.s. 1997/98 1° quadrimestre

  a cura di Luigi PEDUTO

ASSOUTENTI

ASSOCIAZIONE NAZIONALE UTENTI DI SERVIZI PUBBLICI - 00184 Roma - via Celimontana, 38

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Aderente alla C.C.U. (Confederazione Consumatori e Utenti) Rappresentata nel Consiglio Consultivo dei Consumatori dell’ Unione Europea (Assemblea e Sezione servizi pubblici)
Componente Italiana della FATUREC (Federation Air Transport User Representatives in the Eupean Community)

Indice:

Premessa

L'Indagine

Considerazioni

Che fare

Elenco delle scuole analizzate

Le risposte circa la riservatezza dei dati

L'opinione del Presidente dell' Associazione Nazionale Presidi (anp)

Grafico della fruizione del servizio scuola per aree geografiche

Grafico della fruizione del servizio per tipo di scuole nel NORD

Grafico della fruizione del servizio per tipo di scuole nel SUD

Grafico del numero medio di alunni per classe

PREMESSA

Quanti sono i giorni di scuola effettivamente usufruiti dagli studenti delle scuole secondarie italiane?

Questa domanda è venuta spontanea (anche a noi) a seguito delle numerose segnalazioni da parte di genitori che "denunciavano" il fenomeno delle assenze in massa da parte degli studenti in giorni non previsti come festività dal calendario scolastico e/o il fenomeno delle presenze irregolari alle lezioni.

Le denunce giungevano soprattutto ai nostri delegati delle regioni del Sud ed insieme a loro abbiamo quindi pensato di svolgere una ricerca per saperne di più su quanti siano i giorni di scuola che effettivamente vengono usufruiti dagli studenti.

La legge 9 agosto 1986 n° 467 prevede che nelle scuole d’Italia si svolgano non meno di 200 giorni di lezioni.

Purtroppo, ogni anno, questa legge non viene rispettata anche per disposizioni amministrative dello stesso Ministero della Pubblica Istruzione di concerto con il Ministro degli Interni.

Infatti, in occasione delle varie tornate elettorali e/o referendarie che si svolgono ogni anno vengono chiuse per alcuni giorni le scuole sedi di seggi elettorali, comportando già così una disparità di trattamento tra i cittadini-studenti che usufuiscono dei previsti 200 giorni di lezioni (quelli delle scuole che non sono sedi di seggi elettorali) e chi, invece, non potrà usufruirne (quelli che frequentano scuole sedi di seggi elettorali) per una disposizione, ripetiamo, amministrativa del Ministro della P.I. a nostro avviso in contrasto con una Legge dello Stato.

C’è però da dire che, in questi ultimi anni, le cose sono migliorate. Infatti, anche a seguito di nostre insistenze, il precedente Ministro della P.I. ha dato disposizioni affinchè le Sovrintendenze Scolastiche Regionali (gli organismi preposti a fissare il calendario scolastico nella regione di competenza), nel predisporre i calendari scolastici, tenessero conto del fatto che quasi ogni anno vi sono tornate elettorali. Si è quindi provveduto, in quasi tutte le regioni, a prolungare il numero di giorni di lezioni da tenersi nell’a.s..

Tale prolungamento non riesce però a garantire il previsto numero di 200 giorni di scuola nel caso che, nello stesso anno scolastico, si abbiano più tornate elettorali. Soprattutto nel caso che si tengano i ballottaggi previsti dal doppio turno elettorale.

Ma è importante la frequenza scolastica ?

" La presenza assidua e la partecipazione attiva alla vita della scuola sono elementi positivi che concorrono alla valutazione favorevole del profitto in sede di scrutinio finale. Pertanto, il numero delle assenze, pur non essendo di per sé preclusivo della valutazione del profitto stesso, incide tuttavia negativamente sul giudizio complessivo, …. "

Questo è quanto viene riportato nelle O.M. del Ministero della P.I. che ogni anno fissano i criteri per lo svolgimento degli scrutini e degli esami nelle scuole statali.

Ma tale disposizione spesso viene disattesa e viene espresso giudizio positivo anche per studenti che hanno totalizzato assenze dalle lezioni per un numero di giorni superiore al 50 % di quanto previsto.

Ma la suddetta disposizione può essere utilizzata anche per valutare la qualità del servizio che viene fornito agli utenti (studenti) ?

Ci spieghiamo meglio.

Se in un certo determinato istituto scolastico gli studenti in media usufruiscono, diciamo, del 40 % o del 35 % di servizio in meno , può questo dato essere usato per esprimere un giudizio complessivamente negativo sulla qualità del servizio fruito da chi frequenta quel determinato istituto? Oppure, se in una determinata provincia o regione gli studenti usufruiscono, in media, del 28 % di servizio in meno, che giudizio si può esprimere sul servizio scolastico fornito ai giovani di quella determinata provincia o regione?

E se il dato riguarda una intera area geografica come il Sud d’Italia che giudizio si può esprimere sulla qualità del servizio scuola fornito ai giovani di quelle regioni ?

E se il dato non si riferisce ad un solo anno, ma si ripete in modo più o meno uguale ogni anno e per tutti i cinque anni di scuola secondaria di uno studente, che giudizio può essere espresso?

Guarda caso si tratta delle regioni dove è più alto il tasso di disoccupazione giovanile, che tocca punte drammatiche in determinate aree. Ed allora, può esserci un nesso tra la qualità (e la quantità) di servizio scolastico usufruito dagli studenti e l’alta percentuale di disoccupazione giovanile?

Abbiamo finora parlato esclusivamente di servizio usufruito dagli utenti-studenti, perché nel caso della scuola è questo il dato che conta, cioè il risultato finale di un servizio che formalmente viene fornito così come previsto (in tanti casì solo formalmente), cioè per circa 206 giorni di media (negli ultimi anni). La percentuale di fruizione è però ben diversa.

La nostra indagine ci porta ad affermare che la scuola, in Italia, viene frequentata per l’ 82 % di quanto previsto.

Gli studenti usufruiscono del servizio per 166 giorni rispetto ai 206 previsti di media dai vari calendari scolastici effettuando quindi 40 giorni di assenze in media nazionale.

L’INDAGINE

Come abbiamo effettuato la nostra indagine?

Avremmo potuto chiedere i dati direttamente al Ministero della P.I. oppure ai vari provveditorati agli studi, ma abbiamo ipotizzato che essi non fossero in possesso dei dati che a noi necessitavano. Infatti, le varie indagini sulle varie forme di dispersione scolastica tendono ad analizzare il numero degli alunni che abbandonano gli studi, ma non si soffermano ad analizzare il livello di fruizione del "servizio scuola" da parte di tutti quegli studenti che, più o meno normalmente, portano a termine l’anno scolastico. Tale ipotesi ci sembra confermata dalla consultazione dei dati ISTAT sulla Scuola Secondaria Superiore.

Abbiamo allora pensato di utilizzare le nuove tecnologie di informazioni, ed avendo trovato un database di indirizzi (anche di posta elettronica) di scuole secondarie, abbiamo inviato richieste di dati a tutte quelle scuole che ci è stato possibile raggiungere con e-mail, con fax o con posta ordinaria.

In alcuni casi i dati ci sono stati forniti da utenti vicini a questa Associazione.

Alcuni Presidi hanno ritenuto opportuno non fornirci i dati adducendo che essi, in base alla Legge sulla tutela della privacy, erano riservati. In merito abbiamo chiesto il parere all’Ufficio del Garante della privacy e all’Associazione Nazionale Presidi; in entrambi i casi la risposta, come è ovvio, è stata che trattandosi di dati numerici e statistici non riferibili a persone specifiche era un "eccesso di zelo" quello manifestato dai Presidi che avevano opposto rifiuto, motivandolo con la Legge suddetta. Il fatto che tanti Presidi nella loro "legittima autonomia" abbiano ritenuto di non fornirci i dati richiesti (soprattutto se negativi –pensiamo noi-), ci fa ritenere che la realtà (sulla frequenza scolastica) possa essere peggiore di quanto pur emerge da questa nostra ricerca. Abbiamo anche motivo di ritenere che qualche Preside ci abbia fatto avere i dati del corso dove meno si verificano assenze.

Li "capiamo", ne va di mezzo il "buon nome" della loro scuola.

Comunque, un doveroso grazie va a tutti quei Presidi che ci hanno risposto inviandoci i dati richiesti.

Ma come abbiamo svolto , praticamente, questa indagine?

Alle scuole a cui è stato possibile inviare la nostra richiesta, abbiamo chiesto di compilare una tabella per ogni classe del corso A (quindi per la 1a A, per la 2a A, ecc. ). In detta tabella dovevano essere indicati il numero degli alunni iscritti alla classe e per ogni giorno di lezione dovevano essere segnati il numero degli alunni assenti. Ciò per un periodo che va dall’inizio delle lezioni scolastiche al 31 gennaio 1998 (in pratica, quasi dappertutto, il periodo del 1° quadrimestre dell’a.s. 1997/98). Abbiamo anche chiesto di indicare se le assenze erano dovute a "sciopero" o "autogestione" e di indicarci il giorno in cui si era tenuta la cosiddetta "assemblea mensile".

Abbiamo così raccolto i dati di 140 scuole di tutta italia così suddivise:

AREA GEOGRAFICA

NUMERO DI SCUOLE

NORD

48

CENTRO

13

SUD

79

TOTALE

140

Ciò ha permesso di esaminare:

673

CLASSI

14.396

ALUNNI

I 14.396 alunni avrebbero dovuto effettuare, nel periodo considerato, 1.494.789 giorni di scuola (con una media di circa 104 giorni di lezioni previste).

Hanno invece frequentato per 1.183.080 giorni , perdendo 311.709 giorni di lezioni, pari al 21 %.

Hanno cioè usufruito del servizio scuola solo per il 79 % di quando dovuto.

Questo però è il dato nazionale in valore assoluto. Effettuando una media comparata, cioè considerando il peso medio di 10 scuole per area geografica, si può affermare che in Italia gli studenti, nel 1° quadrimestre dell’a.s. 1997/98, hanno perso il 18 % di giorni di scuola, usufruendo quindi del servizio solo per l’82 % di quanto dovuto. Questo a livello nazionale.

Analizzando i dati per aree geografiche si evince che il livello di fruizione del servizio scuola non è omogeneo.

Si passa infatti da un livello di fruizione dell’ 88,8 % nelle scuole delle regioni del Nord ad un livello di fruizione del 72,6 % nelle regioni del Sud.

Fruizione del servizio scolastico per aree geografiche

Come a dire che al Nord gli studenti vanno a scuola per 183 giorni su 206 previsti, mentre al Sud solo per 149 giorni sui 206 previsti.

Analizzando i dati per tipo di scuola e per area geografica emerge che nel Nord gli studenti dei Licei usufruiscono del servizio per il 93 %, mentre gli studenti degli Istituti Professionali ne usufruiscono per l’84 %.

Fruizione del servizio per tipo di scuole nel NORD

L’analisi dei dati del Sud mostra invece che gli studenti dei Licei usufruiscono del servizio scuola per una percentuale del 78,3 % mentre quelli degli Istituti Professionali per una percentuale del 68,4 %.

Fruizione del servizio per tipo di scuole nel SUD

Negli Istituti Professionali del Sud gli studenti frequentano, quindi, per 141 giorni sui 206 previsti.

Non abbiamo estrapolato i dati della fruizione del servizio nelle scuole del Centro Italia stante il numero esiguo di scuole delle quali avevamo i dati.

La nostra indagine ci ha permesso di verificare anche il numero di alunni per classe: la media è di 21 alunni (21,4 per la precisione), ma distribuiti in modo non omogeneo. Infatti si va da una media di 25 alunni per le prime classi, ad una media di 18 alunni per le quinte classi.

Numero medio di alunni per classe

Abbiamo però riscontrato che in molte scuole ci sono classi prime con 30 iscritti (in un caso con 33 iscritti), mentre in altre scuole le classi quinte avevano meno di 12 iscritti. Addirittura in una scuola il numero medio di iscritti alle classi quinte era di 11 alunni, con una classe di 6 iscritti.

CONSIDERAZIONI

Come abbiamo detto in premessa, riportando uno stralcio della Ordinanza Ministeriale per lo svolgimento degli scrutini e degli esami, nelle scuole secondarie, da anni, la frequenza scolastica non è più obbligatoria. Ed è "grazie" a questo che alunni hanno conseguito la maturità frequentando la scuola solo per il 30 % di quanto previsto. Casi isolati? Ad una indagine più attenta si scopre che tali casi, nelle regioni del Sud non sono isolati e non riguardano solo alunni delle classi quinte. Di chi è la "colpa" ? Solo dei consigli di classe che ammettono o promuovono gli studenti o forse c’è qualcosa che non funziona?

Ma al di là dei casi eclatanti, che sono tanti, che scuola mai può essere quella che "consente" ai suoi studenti di perdere il 18 % di lezioni. E, ripetiamo, che scuola mai può essere quella del Sud dove la media di giorni di scuola persi dagli studenti è del 27 % con punte del 31 % negli istituti professionali? Abbiamo, però, trovato diverse scuole nelle quali la media di giorni di lezioni perse dagli studenti si avvicina al 50 % ed in un caso supera tale percentuale.

Si dirà che sono dati parziali e riferiti al 1° quadrimestre che, come noto, ha visto gli studenti protestare con scioperi, occupazioni ed autogestioni. Noi stessi diciamo che questa indagine non può ritenersi scientifica perché si basa sui dati forniti liberamente dalle scuole che hanno inteso collaborare e nulla sappiamo delle scuole che, pur invitate, non hanno inteso fornirci i dati o di tutte quelle altre scuole a cui non abbiamo richiesto tali dati.

Il nostro scopo non era quello di effettuare una indagine scientifica, ma soprattutto di verificare se le segnalazioni che ci venivano fatte (e che negli anni passati abbiamo puntualmente "girato" alle autorità competenti – M.P.I., Ministero degli Interni, Presidenza del Consiglio, Provveditorati alla Pubblica Istruzione, Sovrintendenze Scolastiche Regionali), avevano un fondamento. L’indagine ci ha confermato che il fenomeno (della bassa fruizione del servizio scuola), è più ampio di quanto pur ci appariva.

Abbiamo però motivo di ritenere che, nel 2° quadrimestre, nelle scuole del Nord la situazione della frequenza scolastica possa essere migliorata, perché la maggior parte delle assenze erano dovute a scioperi o occupazioni dei mesi di novembre e dicembre, mentre riteniamo che al Sud la situazione sia peggiorata anche per le abitudini degli studenti a non frequentare la scuola nelle ultime settimane, oltre che in tanti altri giorni di cui parleremo più innanzi.

Quello delle assenze, soprattutto in massa, è un fenomeno di "malcostume" degli studenti che penalizza gli stessi inconsapevoli studenti e che non viene contrastato adeguatamente dalle autorità scolastiche.

Nelle scuole dove più è alto il fenomeno non si richiede più nemmeno la giustifica delle assenze da parte dei genitori così come previsto dalla normativa finora in vigore.

Nelle scuole del Sud le assenze si verificano in determinati periodi dell’anno: oltre che nei "tradizionali" mesi di novembre e dicembre per scioperi, occupazioni o autogestioni degli studenti, anche in giorni in cui si festeggiano localmente ricorrenze cattoliche e non (S. Cosimo, S. Francesco, S. Giuseppe – festa del papà-, S.Valentino –festa degli innamorati-, la festa della donna), ma anche prima e dopo le festività di Natale e di Pasqua, e il lunedì e martedì di Carnevale (in qualche caso anche il mercoledì) e negli ultimi giorni di scuola (in certe scuole già da fine maggio, con la chiusura anticipata, in pratica, di un paio di settimane dell’anno scolastico). Le assenze in massa si verificano anche il giorno prima di partire per una gita scolastica (si sa, bisogna prepararsi) ed il giorno dopo il ritorno dalla gita (si sa, anche in questo caso, bisogna riposarsi).

L’ assenza in massa il giorno dopo una gita scolastica si verifica anche in caso di gita o visita di un solo giorno, e si verifica anche nelle scuole medie.

Assenze in massa a volte si verificano anche in occasione di incontro di calcio o altri sport dei campionati studenteschi (per non far mancare il tifo?). A proposito delle autogestioni dobbiamo segnalare che ci è parso che in diverse scuole tali giorni siano stati considerati come se le lezioni si fossero tenute regolarmente. Abbiamo, infatti, notizie di scuole in cui gli insegnanti registravano normalmente le presenze, ma poi gli studenti venivano lasciati in "autogestione". In tali casi, consultando i registri, risulterebbe che si è fatto scuola regolarmente, invece il servizio non è stato fornito.

In occasione delle assenze in massa degli studenti si determinano grossi conflitti tra i tanti genitori desiderosi del rispetto delle regole (anche quelle scolastiche) ed i figli che, se da soli in classe, sarebbero derisi dai compagni (e non solo).

Ma sono solo questi i giorni o momenti di scuola persi?

Chi vive nella scuola sa bene che nel corso dell’anno varie sono le occasioni in cui i giorni e le ore di effettiva lezione si riducano ulteriormente: assemblee di classe (mediamente due ore ogni mese), assemblee d’Istituto (di norma una al mese dalla seconda all’ultima ora di lezione) , assemblee sindacali e scioperi (in realtà piuttosto sporadici) dei docenti o del personale ATA, disservizi dei mezzi pubblici per i pendolari, …. Per non sottacere le interruzioni per regolamentare le uscite dall’aula degli alunni, o controllare e registrare le assenze, o leggere comunicazioni e circolari per i ragazzi, ecc. In caso di necessità alcune classi sono autorizzate ad entrare alla seconda ora o ad anticipare l’uscita. Fisiologici risultano per alcuni alunni i lievi ritardi o addirittura l’ingresso "giustificato" alla seconda ora. … E’ appena il caso di ricordare che nei primi giorni di scuola a settembre, prima che sia pronto l’orario definitivo, quello provvisorio non sempre copre le canoniche ore di lezione giornaliere previste, e che le ore (prima con autorizzazione dei provveditorati ora con semplice comunicazione – il bello dell’autonomia-) sono ridotte rispetto ai 60 minuti, negli istituti tecnici e professionali generalmente sono tutte ridotte a 50 minuti (negli anni passati ci sono state autorizzazioni anche per ore di lezione tutte da 45 minuti e casi con le ultime ore da 40 minuti; ultimamente la situazione è però migliorata).

Discorso a parte meriterebbe il modo con cui è possibile insegnare nelle ore di supplenza: quando cioè un docente a disposizione supplisce un collega temporaneamente assente, si sa: molto spesso la lezione si riduce ad un vero e proprio babysitteraggio.

Tutt’altro discorso sarebbe quello riguardante lo svolgimento di manifestazioni religiose in orario scolastico (precetti pasquali, inaugurazioni dell’anno scolastico, ecc.), nonostante che il precedente Ministro della P.I. on. Giancarlo Lombardi abbia affermato "che la laicità dello Stato porta ad escludere che pratiche religiose o atti di culto possano aver luogo nei periodi destinati allo svolgimento delle normali lezioni".

Ed ancora un altro discorso sarebbe quello attinente la organizzazione e lo svolgimento, in orario mattutino, di feste da ballo (in discoteche o altri locali), pubblicizzate, spesso con manifesti, davanti alle scuole. Come resistere alla tentazione ?

Se le attività scolastiche si svolgono in queste condizioni, è ancora corretto parlare di scuola come luogo di apprendimento, o piuttosto non è il caso di parlare di luogo di intrattenimento?

CHE FARE

Sui dati che abbiamo esposto si potrebbero fare varie considerazioni di tipo sociologico.

Si potrebbe, ad esempio, riflettere sul comunque basso, come valore medio nazionale, livello di fruizione del servizio (18 % di non fruizione senza contare le "assemblee mensili" e tutti gli altri momenti di non scuola), e "giustificare" questo dato considerando che esso probabilmente trae origine dalla progressiva perdita di valore e di prestigio sociale che un elevato livello di istruzione aveva fino a non molti anni fa. L’istruzione nel passato era considerata occasione non solo di crescita personale, ma soprattutto acquisizione di uno status sociale prestigioso, anche dal punto di vista economico. Oggi invece è venuta meno la considerazione ed il sostegno sociale, il che porta i giovani si ad iscriversi, ma a frequentare con discontinuità.

Allora è necessario che l’istruzione (il titolo di studio?) torni ad essere appetibile, non tanto in termini di valore legale (anzi), ma perché capace di soddisfare le aspettative e le attese dei singoli e della società. Del singolo studente che ha frequentato le scuole e sa a cosa può aspirare. Della società che sa quale tipo di contributo può ottenere da quel giovane, perché consapevole che la scuola ha dato ciò che ha promesso.

Bisogna allora migliorare la qualità globale della scuola. Rendere la scuola un luogo piacevole da frequentare. Bisogna coinvolgere gli studenti, motivarli, creare un clima costruttivo.

Se parliamo di qualità (in termini di contenuti e di metodi dell’offerta ) non possiamo, allora, non auspicare con forza la creazione di un motivato, autorevole, indipendente sistema di controllo della qualità del servizio scuola. Lo smantellamento progressivo dei servizi ispettivi e la loro trasformazione in un ruolo di supporto didattico alle scuole, ha privato gli utenti (studenti e genitori) di un punto di riferimento per vedere tutelati i loro diritti (soprattutto quello di avere una scuola di elevata qualità). A poco è servita l’introduzione delle "Carte dei servizi", strumento interno alle scuole, vissuto in modo burocratico dagli apparati e che spesso è rimasto solo sulla "carta".

E’ forse giunto il momento di creare una indipendente AUTHORITY PER LA QUALITA’ DELLA SCUOLA? Riteniamo di si.

Si potrebbe poi ragionare sulla differenza tra il livello di fruizione nei Licei e quello negli Istituti Professionali e questo ci porterebbe a riflettere su quelle che sono le aspettative e le motivazioni di chi si iscrive ad un Istituto Professionale.

Le vecchie "scuole di arti e mestieri" sono un lontano ricordo di chi è più avanti negli anni, ma grossi cambiamenti sono avvenuti anche negli attuali istituti professionali. Tali cambiamenti sono avvenuti soprattutto in quest’ultimo decennio con l’oramai curriculare sperimentazione "Progetto 92" che ha portato ad un netto ridimensionamento delle esercitazioni pratiche e quindi delle ore di laboratorio in questo tipo di scuola. "Esigenza" magari giusta. Ma era poi esigenza degli studenti, o non si è voluto forse evitare (ritardare) il passaggio degli Istituti Professionali sotto le competenze delle Regioni per interessi di tutto il personale (Presidi, insegnanti ecc.) che ha sempre preferito restare alle dipendenze dello Stato? Fatto sta che con il "Progetto 92" si è smantellata l’istruzione professionale (oramai diventata anch’essa istruzione tecnica) senza creare un adeguato sistema di formazione professionale.

In queste condizioni si renderebbe necessario, in attesa di fare chiarezza e di assumere le necessarie determinazioni, un chiaro e preciso lavoro di orientamento scolastico per i giovani che intendono iscriversi agli istituti professionali. Per essi si rende poi necessario un deciso lavoro di accoglienza capace di rimotivarli ad un tipo di scuola che probabilmente non volevano scegliere. E se accoglienza va fatta, il dato che vede un numero medio di 25 alunni nelle classi prime e di 18 alunni nelle classi quinte, deve far riflettere. Se è difficile fare lezioni con una media di 25 alunni (ma quante sono le classi prime con 28–30 alunni?), riteniamo sia altrettanto difficile fare accoglienza. Ed allora noi chiediamo che si vadano a rivedere le attuali norme in merito alla formazione delle classi, in modo (se non da invertire la media degli iscritti tra le classi prime e quinte) che si vada a far sì che il valore medio di 21 alunni per classe venga rispettato per ogni livello di classe nell’ambito della media dell’istituto. E’ chiaro che in questo modo potrebbe essere sacrificata la continuità per qualche classe terminale, ma riteniamo più importantante avere classi prime meno numerose, in modo da poter ridurre il fenomeno della dispersione e degli abbandoni scolastici che si verificano soprattutto nelle classi iniziali.

Si rende, inoltre, urgente creare (ove assente), rilanciare (dove già realtà) la formazione professionale in modo che possa rispondere alle esigenze di tutti quegli studenti che non intendono affrontare un grosso impegno nello studio.

Una formazione professionale capace di dialogare e raccordarsi con il mondo del lavoro (industriale, ma soprattutto artigianale), che possa prevedere vere alternanze scuola-lavoro e non come oggi avviene in tanti istituti professionali, dove vengono "spacciati" per "stage aziendali" quelle che sono poco più di visite aziendali e ciò anche utilizzando finanziamenti europei (un controllo sulla qualità del servizio sarebbe necessario anche per i corsi co-finanziati dall’Europa e che vengono svolti nell’ambito degli Istituti Professionali). Bisogna creare per i giovani una terza alternativa a quelle già esistenti tra la scuola e la strada: l’apprendistato, strettamente in simbiosi con la formazione professionale.

Ma noi preferiamo puntare la riflessione sulla differenza globale che c’è tra la fruizione del servizio nelle scuole del Nord (88,8 %) e quello nelle scuole del Sud (72,6 %).

E’ questo un dato estremamente grave. Ogni anno gli studenti del Sud effettuano circa un terzo di lezioni in meno di quanto previsto. Ogni anno. In queste condizioni non c’è praticamente Scuola. Certo gli studenti non sono motivati ad un grosso impegno, consapevoli delle difficoltà che hanno nel realizzare eventuali aspirazioni. Ma la domanda che poniamo è: non si studia (i dati sulla fruizione del servizio questo ci inducono ad affermare) perché si sa che c’è difficoltà a trovare lavoro, oppure non può esserci occasione di sviluppo economico (e quindi di occupazione) perché non è facile trovare, ad esempio, tecnici veramente tali?

Probabilmente sono vere tutte e due le asserzioni fatte. Ed allora vuol dire che si è creato un circolo vizioso che è necessario interrompere con urgenza. Riteniamo che rispettare la quantità di giorni di lezioni previste dalla legge, sia elemento essenziale e non derogabile per una scuola di qualità. L’elevato numero di assenze degli studenti delle scuole del Sud è dovuto a tante assenze individuali, ma anche soprattutto ad assenze collettive dalle lezioni.

Ed allora che fare?

La prima cosa da fare, ad ogni livello di responsabilità, è acquisire la gravità della situazione.

Noi, raccogliendo i suggerimenti dei tanti genitori che ci hanno fatto segnalazioni, e riflettendo sul fatto che i "punti di crisi" da cui nascono le assenze di massa sono i "ponti" a cavallo di festività, le "festività non ufficiali" (sia religiose che laiche), i giorni successivi alle gite scolastiche, le ultime settimane di scuola a giugno, le "autogestioni" e le "assemblee mensili", ci sentiamo di porre i seguenti suggerimenti:

Il calendario scolastico predisposto dalle Sovrintendenze Scolastiche Regionali dovrebbe tener conto dei giorni di assenze prevedibili, considerare detti giorni come vacanze scolastiche e anticipare l’inizio delle lezioni al fine di avere comunque, almeno, 200 giorni di scuola anche nella ipotesi che le singole scuole vadano ad adattare il calendario scolastico.
Al fine di prevenire assenze in massa in altri particolari giorni, le scuole potrebbere organizzare attività particolarmente interessanti per gli studenti (proiezioni di film, visite guidate, laboratori, ecc.). I comuni potrebbero sostenere tali iniziative finanziando le scuole che le organizzano. Ciò anche per le ultime settimane prima del termine delle lezioni.
Le gite scolastiche e le visite guidate potrebbero essere organizzate (o avere termine) il sabato o prima di altre festività.
Per le assemblee mensili sarebbe opportuno prevedere che esse abbiano durata massima di due-tre ore (e non l’intera giornata) e che al termine delle stesse si riprendano le normali lezioni.
Circa lo svolgimento di attività di culto in orario scolastico sarebbe opportuno che dal Ministero venisse ribadito "che la laicità della scuola porta ad escudere che pratiche religiose o atti di culto possano aver luogo nei periodi destinati allo svolgimento dello lezioni"3
Per quanto riguarda le "autogestioni" sarebbe necessario fare chiarezza affinchè esse non siano confuse con le "occupazioni" o con gli "scioperi", momenti in cui gli studenti si assumono la responsabilità delle loro azioni indipendentemente
dalle autorità scolastiche. E’ anche necessario non confondere le "autogestioni" con il normale svolgimento delle attività scolastiche. E’ opportuno che detti giorni, non risultino, sui registri, come normali giorni di lezione.
Bisogna affrontare con maggiore determinazione e coerenza il fatto che, come sempre più spesso accade, discoteche siano aperte anche di mattina e che pubblicizzino questa loro attività (sempre lecita?) davanti alle scuole. Potrebbero i Sindaci e/o i Prefetti emanare ordinanze per disciplinare l’apertura di detti locali?
Ma da tante parti ci viene prospettata la necessità, che facciamo nostra, di stabilire che un corso di studio di scuola media superiore non possa essere considerato proficuamente sostenuto da uno studente se lo stesso non ha effettuato almeno una determinata percentuale di giorni di lezioni (85 - 90 % ?). La stessa cosa dovrebbe valere anche per l’ammissione agli esami di maturità. Intanto, però, la nuova legge sugli esami di maturità (L.10/12/1997 n°425), avendo abolito il giudizio di ammissione da parte dei consigli di classe, ha stabilito che "sono ammessi a sostenere l’esame di maturità gli alunni delle scuole statali che abbiano frequentato l’ultimo anno di corso" (art. 2 c. 1 lett. a ). Riteniamo necessario che si chiarisca in modo univoco cosa si intende per "abbiano frequentato". Vale anche per chi ha frequentato solo per il 30- 40 % delle lezioni? Allora è veramente facoltativa la frequenza scolastica?
Riteniamo necessario coinvolgere in modo più deciso i genitori, anche chiedendo loro di giustificare personalmente le assenze dei propri figli, soprattutto quando siano assenze di massa e quando esse superino un determinato numero, in modo da sensibilizzarli adeguatamente sugli effetti negativi delle assenze e quindi coinvolgerli, come parte attiva, nel processo formativo.
Crediamo che sia utile prevedere ugualmente la permanenza degli insegnanti nelle scuole anche quando non ci sia la presenza degli alunni per assenze in massa.
E’ necessario che tutti gli operatori del mondo della scuola, ad ogni livello di responsabilità, si pongano prioritariamente, in ogni loro atto o azione, la domanda: qual è il vero interesse dello studente? Non, con una sorta di "mala tolleranza" 4 la domanda: cosa vuole lo studente?
Non va trascurata, infine, la possibilità di rimuovere i Presidi (Dirigenti scolastici) e i Provveditori agli Studi di quelle realtà scolastiche dove si verificano bassi livelli di fruizione del servizio scuola.

Queste sono solo alcune delle proposte che ci sentiamo di fare.

Esse investono responsabilità a livelli diversi: Ministero P.I., Sovrintendenze Scolastiche Regionali, Provveditorati agli Studi, Prefetti, Sindaci e, soprattutto, le singole istituzioni scolastiche che anche alla luce del recente "Statuto delle studentesse e degli studenti" (D.P.R. 25/5/98) sono chiamate a recepire, adottare o aggiornare i singoli Regolamenti d’Istituto i quali dovranno essere condivisi ed accettati dagli studenti. Ma poi si dovrà provvedere a farli rispettare.

Altre proposte potranno essere fatte per far sì che si vada ad aumentare il numero di giorni di scuola fruiti dagli studenti. Ma, vista la gravità della situazione, soprattutto nelle scuole del Sud, una cosa non è più tollerabile:

CONTINUARE A FAR FINTA DI NIENTE.

ELENCO DELLE SCUOLE ANALIZZATE

N

ISTITUTO O SCUOLA

 

N

ISTITUTO O SCUOLA

 
             

1

I. M. Campagna (SA)

 

71

ITCG 8 Marzo Mirano (VE)

   

2

I. M. G.B. Vico Ragusa

 

72

ITCG Afragola (NA)

   

3

I. T.Nautico Ancona

 

73

ITCG Macomer (Nu)

   

4

IPA Bargnano di Corzano (Bs)

 

74

ITCG Vittoria (RG)

   

5

IPA Feltre (BL)

 

75

ITF Di Savoia Bari

   

6

IPA Maglie (LE)

 

76

ITF G. Deledda Lecce

   

7

IPA Liutario Cremona

 

77

ITF Natta Milano

   

8

IPC Albanella (SA)

 

78

ITF Princ. M. Pia Taranto

   

9

IPC Polla (SA)

 

79

ITF S. Caterina Salerno

   

10

IPSC Gesualdo (AV)

 

80

ITG Battipaglia (SA)

   

11

IPSIA Cammarata (AG)

 

81

ITG Castellamare di St. (NA)

   

12

IPSIA Civitavecchia (RM)

 

82

ITIProv. Ferrara

   

13

IPSIA Crotone (KR)

 

83

ITIS Caivano (NA)

   

14

IPSIA Cusano Mil. (Mi)

 

84

ITIS Grottaminarda (AV)

   

15

IPSIA Favara (AG)

 

85

ITIS Nichelino (TO)

   

16

IPSIA Ispica (RG)

 

86

ITIS S. Lazzaro di Sav. (BO)

   

17

IPSIA Battipaglia (SA)

 

87

ITIS Acireale (CT)

   

18

IPSIA Brustolon Belluno

 

88

ITIS Amendola Salerno

   

19

IPSIA Calvi Voghera (PV)

 

89

ITIS Avogadro Torino

   

20

IPSIA Contursi (SA)

 

90

ITIS Carate Br. (MI)

   

21

IPSIA Eboli (SA)

 

91

ITIS Ciampini Novi Ligure (AL)

   

22

IPSIA Fiocchi Lecco

 

92

ITIS Eboli (SA)

   

23

IPSIA Frattamaggiore (NA)

 

93

ITIS Einstein Vimercate

   

24

IPSIA G. Ferraris Ragusa

 

94

ITIS Empoli (FI)

   

25

IPSIA Kandisky Milano

 

95

ITIS Fermi Ascoli Piceno

   

26

IPSIA Lombardini Reggio Em.

 

96

ITIS Focaccia Fuorni (Sa)

   

27

IPSIA Lombardini Reggio Em.

 

97

ITIS Focaccia Salerno

   

28

IPSIA Medi Palermo

 

98

ITIS lingua tedesca Bolzano

   

29

IPSIA Montella (AV)

 

99

ITIS Maglie (LE)

   

30

IPSIA Monza (MI)

 

100

ITIS Marconi Messina

   

31

IPSIA Nocera Inf. (SA)

 

101

ITIS Nocera Inf. (SA)

   

32

IPSIA S. Giovanni Val.no (AR)

 

102

ITIS Panetti Bari

   

33

IPSIA S. Marco Castell. (SA)

 

103

ITIS Roccadaspide (SA)

   

34

IPSIA Sapri (SA)

 

104

ITIS Rosignano Solvay (LI)

   

35

IPSIA Sciacca (AG)

 

105

ITIS Rovereto (TN)

   

36

IPSIA Taddia Cento (Fe)

 

106

ITIS S. Marco Cast. (SA)

   

37

IPSIA Trani Salerno

 

107

ITIS Sarno (SA)

   

38

IPSPubbl. Steiner Torino

 

108

ITIS Sarocchi (SI)

   

39

IPSSAR Paola (CS) **

 

109

ITIS Scafati (SA)

   

40

IPSSCT Eboli (SA)

 

110

ITIS Sobrero Casale Monf. (AL)

   

41

IPSSCT Gorjux Bari

 

111

ITIS Torriani Cremona

   

42

IPSSCT Pozzuoli (NA)

 

112

ITIS V.E.III Palermo

   

43

IPSSCT Tropea (VV)

 

113

ITSCG Chiavari

   

44

ISA Firenze

 

114

ITSTur. Gentileschi Milano

   

45

ISA Bari

 

115

L. A. Eboli (SA)

   

46

ISA Cantù (CO)

 

116

L. A. Salerno

   

47

ISA Castelli (TE)

 

117

L. C. Eboli (SA)

   

48

ISA Cellini Valenza (AL)

 

118

L. Class. Ariosto Ferrara

   

49

Ist. Alber. Dolomeiu Cortina (Bl)

 

119

L. Class. Torricelli Faenza (FE)

   

50

Ist. Prof. Alber. Finale Lig. (SV)

 

120

L. Classico Beccaia Milano

   

51

ITAS Eboli (SA)

 

121

L. S. Battipaglia (SA)

   

52

ITAS G. Presta Lecce

 

122

L. S. Eboli (SA)

   

53

ITC Falconara M. (AN)

 

123

L. S. ling. Ted. Bolzano

   

54

ITC M.Polo Ferrara

 

124

L. S. Peano Cuneo

   

55

ITC Trani (BA)

 

125

L.C. Aristosseno Taranto

   

56

ITC Angri (SA)

 

126

L.C. De Sanctis Roma

   

57

ITC Caio Plinio Sec. Como

 

127

L.C. Frattamaggiore (NA)

   

58

ITC Cento (FE)

 

128

L.C. Sapri (SA)

   

59

ITC Corgliano Cal. (CS)

 

129

L.S. Bitonto (BA)

   

60

ITC Frattamaggiore (NA)

 

130

L.S. Breno (BS)

   

61

ITC Gentili Macerata

 

131

L.S. Da Procida Salerno

   

62

ITC Lingua Ital.Bolzano

 

132

L.S. Frattamaggiore (NA)

   

63

ITC Nocera Inf. (SA)

 

133

L.S. Jesi (AN)

   

64

ITC Pagano Napoli

 

134

L.S. Luino (VA)

   

65

ITC R. Luxemburg Torino

 

135

L.S. Montecorvino R. (SA)

   

66

ITC S. Angelo de Lomb. (AV)

 

136

L.S. Roccadaspide (SA)

   

67

ITC S. Lazzaro di Sav. (BO)

 

137

L.S. Severi Salerno

   

68

ITC Solofra (AV)

 

138

L.S. Vallo d.Lucania (SA)

   

69

ITCG Luino (VA)

 

139

L.Scient. Alberti Valenza (AL)

   

70

ITCG Partinico (PA)

 

140

Polo Sc. Cast. Magg. (BO)

   

LE RISPOSTE CIRCA LA RISERVATEZZA DEI DATI

Da: Polytecna S.r.l.

Data: martedì 17 marzo 1998 19.40

A: Luigi Peduto

Oggetto: Re: Richiesta di dati per statistica frequenza scolastica

Egregio Dott. Peduto,
se i dati raccolti sono completamente anonimi, il rifiuto dei presidi, in effetti, è uno scrupolo eccessivo, in quanto, in tal caso, non sussistono precisi adempimenti.

Se i dati, invece, non sono anonimi, occorre dare agli interessati l'informativa e ottenere dagli stessi il consenso al trattamento.

Distinti saluti
---
Polytecna S.r.l.
L'Amministratore Unico
Roberto Galbiati

Da: anp sede nazionale

Data: mercoledì 11 marzo 1998 21.41

A: Luigi Peduto

Oggetto: R: ricerca statistica sul tasso di fruizione del servizio scuola

Egregio Dott. Peduto,

a parere di questa Associazione la rilevazione di informazioni attraverso dati statistici aggregati non dovrebbe contrastare con le previsioni della norma sulla privacy.

Resta comunque inoppugnabilmente assodato che una decisione siffatta non possa che essere assunta dal preside nella sua valutazione discrezionale.

Per parte nostra siamo interessati a conoscere i risultati della ricerca statistica condotta dalla Sua Associazione.

La saluto cordialmente.

Giorgio Rembado, presidente nazionale.

L’OPINIONE DEL PRESIDENTE DELL’ ASSOCIAZIONE NAZIONALE PRESIDI

Da: anp nazionale <anp.nazionale@agora.stm.it>

A: Luigi Peduto <lpeduto@battipaglia.peoples.it>

Oggetto: R: ricerca statistica sul tasso di fruizione del servizio scuola

Data: sabato 13 giugno 1998 13.45

Egregio Dott. Peduto,

nel ringraziarLa per aver trasmesso a questa Associazione i risultati della ricerca statistica condotta dall'Assoutenti sulla fruizione del "servizio scuola", desidero esprimere una parola di apprezzamento per la serietà con cui la stessa è stata svolta.

Mi auguro sia possibile da parte vostra portarla a conoscenza dell'opinione pubblica nel modo più ampio, per rendere noti quei dati che per ora sono conosciuti solo dagli addetti ai lavori.

E' opportuno porre l'accento su di un fenomeno, quale quello dell'assenteismo studentesco, poco esplorato nonostante sia all'origine di tanti mali, dall'accentuata dispersione al Sud con la conseguenza di tassi di disoccupazione e/o di inoccupazione che rappresentano uno dei più recenti allarmi nazionali, ad una cultura diffusa ed accettata dell'illegalità che in tal modo permea le nuove generazioni fin dalla frequenza scolastica.

Per parte mia Le confermo che nel sito internet dell'Anp collocheremo un link al vostro sito quando comparirà la ricerca, per cui La prego di informarmi sulla data.

Con i più cordiali saluti

Giorgio Rembado.